Con Obama vincono i giovani

La vittoria di Barak Obama negli Stati Uniti rappresenta una grande novità nel panorama politico mondiale e apre spunti di riflessione sui quali ognuno di noi deve iniziare a ragione e costruire delle logiche che portino ad un reale e non fittizio cambiamento, a tutti i livelli.
Innanzitutto partiamo da un dato: personalmente non ho seguito la vicenda politica statunitense facendo il tifo per l’uno o l’altro candidato alla Casa Bianca perché gli Stati Uniti, vuoi o non vuoi, sono diversi e la logica delle appartenenze politiche, fortemente radicata da noi, lì conta poco e deve contare poco anche per coloro che la seguono da lontano.
Barak Obama non è il democratico che vince, ma è il giovane che vince. Punto e basta.
Per questo motivo non convengo sulla dichiarazione di Walter Veltroni: “Il vento sta cambiando e cambierà anche in Europa, la destra è avvisata.”
Partiamo dal presupposto che Barak Obama non è di sinistra (perché in America la sinistra e la destra non hanno le differenze ideologiche che ci sono da noi) ma è un giovane che ha vinto le elezioni statunitensi e la sua vittoria, in ogni caso, ha un significato particolare, perché si tratta del 1° Presidente degli Stati Uniti d’America afro-americano.
Nella vittoria di Obama ha prevalso nettamente la logica generazionale, l’appartenenza all’area democratica o repubblicana ha contato poco, anzi pochissimo.
L’America ha chiuso con i “vecchi” ed ha iniziato con i “giovani”.
Cosa che presto, ne sono certo, avverrà pure da noi. Diamo tempo al tempo.